Il metodo Total Physical Response di Asher

Ieri, parlando con una collega molto brillante, mi sono imbattuto in una metodologia didattica che ancora non conoscevo, il Total Physical Response, ideato da Asher (professore emerito di psicologia presso l'Università di Stato di San José), particolarmente utile per apprendere una lingua straniera o l'italiano come lingua seconda.
Il TPR introduce lo studio di una lingua a partire dall’esecuzione di istruzioni verbali, i comandi. L’insegnante dà un comando, associato al movimento corrispondente; l’apprendente esegue l’azione appropriata. Chiedere allo studente di fare qualcosa ha insomma una funzione comunicativa pragmatica, esplicita e comprensibile.
total physical response apprendimento italiano L2Secondo Asher tre sono le ragioni principali dell'efficacia del metodo:

  • simula-accelera il "modello naturale", cioè quello responsabile dell’ acquisizione della lingua prima;
  • attiva l'apprendimento attraverso l'esperienza motoria diretta, facendo leva sull'emisfero destro;
  • rispetta le differenze e i ritmi individuali.

Secondo Asher l’acquisizione di una lingua con il TPR si realizza grazie ad alcune condizioni, tutte presenti nelle modalità in cui si acquisisce la lingua materna:

  • Il biological program. L'esistenza di questo programma è visibile quando osserviamo con attenzione il modo in cui il bambino interiorizza la sua prima lingua durante la fase di silenzio. Sin dai primi giorni di vita, la lingua materna viene acquisita all'interno di migliaia di interazioni affettive, di cura e attenzione (nutrire, vestire, fare il bagno, ecc.) in cui l'adulto che si prende cura di lui "conversa" con il bambino. Queste particolari conversazioni, definite da Asher language-body conversations, non richiedono che il bambino parli. All'inizio il bambino "ascolta" e risponde esclusivamente con un'azione fisica. Il bambino decodifica così il linguaggio attraverso la mediazione dei movimenti del corpo sollecitati dalle espressioni usate dagli adulti. Guardare, ridere, girarsi, dare la mano ecc. sono le risposte fisiche che rendono reali queste conversazioni e che segnalano che il bambino ha capito e “risponde”.
  • La lateralizzazione. l'ipotesi di Asher è che il bambino decifra il linguaggio nell'emisfero destro. L'emisfero sinistro all'inizio "non può parlare", ma “osserva” il linguaggio provocare azioni diverse nel bambino stesso e negli altri. Gradualmente l'emisfero sinistro diventa sempre più consapevole del fatto che attraverso la parola ha il potere di fare in modo che accadano degli eventi e "diventa pronto" per i suoi primi tentativi di parlare. Man mano che la comprensione della lingua si sviluppa e saranno state interiorizzate sufficienti informazioni nella mappa linguistica, il bambino comincerà spontaneamente a produrre espressioni. La comparsa della parola è un evento evolutivo, naturale, spontaneo e non può essere forzato. Inoltre, quando compare, la parola non è perfetta; le imperfezioni verranno gradualmente superate.
  • L’attivazione della memoria a lungo termine. La competenza nella prima lingua non viene raggiunta né grazie ad un' istruzione esplicita , né attraverso esercitazioni, ripetute a diverse distanze di tempo, allo scopo di richiamare alla mente le informazioni linguistiche apprese precedentemente. La memorizzazione diretta, attraverso l’emisfero sinistro, non riuscirebbe a spiegare il fenomeno della fluenza nella lingua materna, la capacità cioè di comprendere e produrre un numero illimitato di enunciati mai sentiti prima. Secondo Asher, la lingua si fissa direttamente e intensamente sul corpo del bambino grazie all’attivazione del sistema della sensibilità cenestesica . Così come, una volta imparato, è impossibile dimenticare come andare in bicicletta o nuotare, così, una volta acquisita, la lingua materna si conserva nella memoria a lungo termine perché inizialmente attivata da una risposta muscolare.
  • L’assenza di stress. La comparsa della parola, dopo un lungo periodo di silenzio, è un evento evolutivo, spontaneo. Le prime espressioni imperfette, gli errori, vengono accettati con entusiasmo dagli adulti i quali, pur di incoraggiare qualsiasi tentativo di produzione nel bambino, sono disposti a conversare con lui imitando le tipiche distorsioni infantili (bua, popò, brum brum ecc.). Il rispetto del periodo di silenzio e dei ritmi individuali, durante la prima infanzia, permettono di acquisire la lingua materna senza ansia, in modo assolutamente naturale, senza alcuna inibizione nei confronti delle proprie prestazioni. La stessa cosa non succede quando un individuo apprende una seconda lingua in situazione formale. Essere forzato a parlare, ripetere, analizzare, prima di sentirsi pronto, ingenera una notevole quantità di stress nell'alunno e contribuisce ad attivare il filtro affettivo che a quel punto impedisce o limita il passaggio dell’input linguistico.

Dopo tutta questa teoria ecco alcuni interessanti riferimenti pratici: